Portabandiera di un territorio, unicità scampata all’estinzione, vitigno dalle note insostituibili nel vino come nella grappa. Il Ruchè è un’icona del Monferrato grazie alla sua inconfondibile identità e ad una produzione limitata a sette comuni del Nord-Astigiano che conferisce quell’aura di rarità capace di stimolare l’attenzione dei consumatori di tutto il mondo. Oggi però tale vitigno non sarebbe più fra noi senza l’opera di Don Giacomo Cauda, il parroco giunto a Castagnole Monferrato nel 1964 – da sempre il principale paese di produzione di questo nettare – ignaro di stare per compiere una missione extra-spirituale: salvare il Ruchè dalla sua scomparsa. “Che Dio mi perdoni se, per dedicarmi anima e corpo alla vigna, a volte ho trascurato il mio Ministero”, furono le parole di Don Cauda alla cui memoria oggi è dedicata una piazza del paese. Il parroco salvaguardò infatti quella che poi sarebbe stata ribattezzata come “Vigna del Parroco”, oggigiorno il vigneto con i ceppi più antichi di Ruchè esistenti in tutta l’area di produzione. Sono passati quasi sessant’anni dagli impiantamenti effettuati di Don Cauda e alle porte di questo autunno la “Vigna del Parroco” è protagonista di una novità assoluta che riguarda anche il mondo della distillazione. Grazie alla collaborazione fra l’Azienda Ferraris Agricola di Luca Ferraris – attuale proprietaria dei filari più storici di Ruchè – e Mazzetti d’Altavilla – Distillatori dal 1846, realtà del territorio fondata ben 176 anni fa e da tempo attenta alla valorizzazione del Ruchè nella distillazione nasce la Grappa 7.0 Le Origini, la nuovissima Riserva ottenuta dall’esclusiva distillazione di vinacce provenienti dalla “Vigna del Parroco”.